da “Le parole e la lotta armata”

Molti studiosi affermano che il ’68 italiano sia durato dieci anni in più che negli altri paesi. Questo sia per l’estensione degli organismi rivoluzionari, nati fuori dai partiti tradizionali, sia per la caratteristica fondamentale di legame profondo con la classe operaia. La classe operaia italiana delle grandi fabbriche si saldò strettamente con i movimenti sociali esterni alla fabbrica, creando una unione tra operai, studenti e lavoratori di altri comparti, determinando l’estendersi di un’autonomia politica, dell’intelligenza sovversiva sociale separata dalla sfera del dominio politico dei partiti e delle istituzioni. Tale separazione venne giudicata molto pericolosa dalla classe politica italiana degli anni Sessanta-Settanta, espressione delle lobby delle borghesie industriali, che di fronte alla grande rivolta si è arroccata rispondendo in termini di ordine pubblico. Leggi tutto “da “Le parole e la lotta armata””

Intervista a Primo Moroni (ottobre 1978)

Riprendiamo da “La città invisibile (Quindicidì), Cultura e spettacolo” n. 1, gennaio 1979, testata-laboratorio degli allievi dell’Istituto per la formazione al giornalismo, un’intervista a primo Moroni sull’editoria diretta dopo la mostra del libro alternativo che si è tenuta a Piacenza a fine ottobre 1978.  Questa intervista, firmata con due sigle D.H. e C.P., integra idealmente un altro intervento di Primo Moroni e Bruna Miorelli sulla comunicazione antagonista “Dieci anni all’inferno – storia dell’altra editoria” pubblicata in “I fiori di Gutenberg” (a cura di P. Alfierj e G. Mazzone), Arcana Editrice, Roma 1979 e consultabile in rete su Dinamo Press

Intervista a Primo Moroni (ottobre 1978)

“La mostra dell’editoria diretta di Piacenza è un episodio iniziale”, ha detto Moroni, “di un qualche cosa che si svilupperà nel tempo, è un esperimento casualmente legato nell’occasione al convegno della Cooperativa scrittori con questo slogan di ‘Piccola Francoforte dal basso’ ovviamente  con quanto di ironia c’è nella definizione. Leggi tutto “Intervista a Primo Moroni (ottobre 1978)”

Scomodo a tutti, forse anche a se stesso: Primo Moroni

Primo Moroni è stato sempre utile a tutti, ricercato per consigli (ricordo un pranzo in trattoria con un compagno ferroviere che si voleva licenziare e trasferire a Firenze e aprire una libreria, e domande, e dubbi, e…); per “interviste impossibili” come quella di Ida Faré che lo interroga sul femminismo;1 per parlare, parlare: quanta cultura orale è passata dentro quella libreria Calusca, luogo instabile dalla collocazione precaria che si è spostato in lungo e in largo per il C.so di Porta Ticinese per stabilirsi poi definitivamente nel posto più incerto della geografia metropolitana: un centro sociale occupato.2  Ma è stato scomodo Primo, anche per quel suo attraversare mondi, luoghi, esperienze affatto diverse tra loro. Scomodo a se stesso? È lecito crederlo leggendo la sua autobiografia3 e le varie altre riflessioni autobiografiche sparse, qua e là, nei suoi vari interventi scritti o registrati dal vivo. Leggi tutto “Scomodo a tutti, forse anche a se stesso: Primo Moroni”

Primo e Antonio

Cesare Bermani nella postfazione all’autobiografia di Primo Moroni (Primo Maggio n.18 autunno-inverno 1982, p. 27-37) parla della Libreria Calusca come un “luogo d’incontro e di azione, un crocevia della ‘diversità’, un ‘porto franco’ di dialogo rivoluzionario con tutto ciò che una grigia città di plastica e cemento condannava e/o cercava di recuperare alla logica della merce”. E su Primo aggiungeva: “da tutti Primo ha appreso e a tutti ha insegnato qualcosa, riuscendo spesso a cambiare cose e persone”, per finire definendolo lapidariamente come un “personaggio complesso, e anche per questo scomodo e poco capito”. Leggi tutto “Primo e Antonio”