Annientamento per senso di colpa e vergogna

Al ritorno dalla prima puntata de La fine dell’uomo, alcune considerazioni di Giuliano Spagnul prima di introdurre i materiali preparatori del secondo appuntamento.

Il senso di colpa (1) e della vergogna sono quei sentimenti che più di ogni altro caratterizzano il momento storico attuale. Questa è una delle chiavi di lettura che mi sentirei di arrischiare per cercare di analizzare il film che abbiamo visto in chiusura del primo incontro dedicato al tema dell’evoluzione (e quindi della mutazione). Annientamento del 2018 (direttamente su Netflix senza passaggio nelle sale) per la regia di Alex Garland è un aggregato di prestiti fantascientifici dalla letteratura, al cinema, al fumetto specificamente di genere, a quelli più “colti” con pretese meno popolari; per intenderci: i film di Tarkovskij  piuttosto che la pittura di Max Ernst. Leggi tutto “Annientamento per senso di colpa e vergogna”

Lezione a Brera di Antonio Caronia

Ancora in vista del ciclo “La fine dell’uomo”

Brera 2011.12 – Lezione del 23.1.2012.1^ parte

Molta dell’attività intellettuale di Antonio Caronia è stata spesa nella difficile arte dell’insegnamento1 e in rete, per fortuna, si possono trovare gran parte degli audio delle sue lezioni all’Accademia di Belle Arti di Brera.2  Da parte di amici, colleghi e studenti si è spesso auspicata la possibilità di una loro trascrizione e traduzione in un apposito libro per poi inevitabilmente constatarne una loro quasi completa intraducibilità dovuta al modo di argomentare, alle numerose digressioni e in definitiva all’impossibilità di costruirne un testo coerente e fedele al contempo senza la necessaria supervisione dell’autore stesso. Leggi tutto “Lezione a Brera di Antonio Caronia”

Quel salto oltre l’apocalisse

Quinto e penultimo contributo in vista de La fine dell’uomo.

I conti con Darwin. Non si può che plaudire ogni volta che da sinistra si cerca di fare i conti con l’evoluzione darwinista, partendo, se mai, proprio da Marx e da quella, leggendaria o meno che sia, mancato dedica nel Capitale a Charles Darwin come fa Franco Berardi Bifo nell’articolo che qui riportiamo.

Non possiamo però esimerci dall’osservare che questi ‘conti’ rischiano, ancora una volta, di avvalorare l’idea “che il capitalismo neoliberale” sia l’”incarnazione sociale dell’evoluzionismo darwinista”. E che il ricorso a quella “forza più grande e più adatta a sopravvivere” rappresentata dalla coscienza non faccia altro che aggravare quell’infelice idea di un’evoluzione progressiva così lontana da quell’autentica concezione dirompente, per l’epoca (e lo è tutt’ora, evidentemente), che non lascia spazio alcuno a qualsivoglia possibilità di determinare direzioni, e di conseguenza strategie, atte a portarci verso un qualche presunto mondo migliore. Possiamo immaginare solo più mondi, e forse più coscienze, né migliori né peggiori, solo diverse. Unica speranza per poter ricominciare ancora una volta a ogni fine del mondo.

Quel salto oltre l’apocalisse

Franco Berardi Bifo

Non so quanto sia fondata la leggenda secondo cui Marx avrebbe voluto dedicare uno dei volumi del Capitale a Charles Darwin. Leggi tutto “Quel salto oltre l’apocalisse”

Alberi e coralli

Quarto contributo in vista de “La fine dell’uomo“.

La prima immagine che viene in mente pensando all’evoluzione della specie, e in particolare dell’uomo, è quella fila di esseri che dalla scimmia a quattro zampe arriva progressivamente al bipede umano. Uno schema ben implementato nel nostro immaginario che contribuisce ad attutire  quella carica così destabilizzante e pericolosa propria della teoria darwiniana. La ramificazione arborea, “l’albero della vita” adottato da Darwin per illustrare la sua teoria ha contribuito a quella sorta di fraintendimento, per noi umani comunque rassicurante, di una evoluzione progressiva e lineare.

Nel paragrafo Alberi e coralli, che qui riportiamo, dal libro di Rossella Fabbrichesi In comune. Dal corpo proprio al corpo comunitario si evidenzia la figura del corallo (presente nei Taccuini privati di Darwin) in contrapposizione a quella dell’albero e di conseguenza il possibile accostamento con il pensiero rivoluzionario di Nietzsche.

Ringraziamo Rossella Fabbrichesi (che insegna Ermeneutica filosofica all’Università degli Studi di Milano) per averci dato il permesso di pubblicare questo brano dal libro edito da Mimesis nel 2012. Leggi tutto “Alberi e coralli”

Ora è tempo di mettere mano al tempo

Il terzo contributo in direzione del ciclo “La fine dell’uomo” è una recensione di Giuliano Spagnul al volume di Telmo Pievani “Homo sapiens e altre catastrofi”. Ne riportiamo l’introduzione, quindi il link al brano originale su La bottega del Barbieri.

“Ambiguamente speciali” così Telmo Pievani ci descrive nella sua nuova edizione, rivista e aggiornata, di «Homo sapiens e altre catastrofi» .(1) Speciali nel nostro primeggiare nei confronti degli altri esseri viventi con cui spartiamo il mondo che abitiamo, ma ambigui nel modo in cui ci rappresentiamo in questo essere speciali. Se questo è certamente un leitmotiv ricorrente nel libro nel suo porre a severa critica le narrazioni di una nostra presunta superiorità, congenita o acquisita che sia, in questa definizione particolare, credo l’autore voglia dirci qualcosa di più preciso. E cioè che l’ambiguità sia insita proprio nella formazione delle caratteristiche peculiari che ci hanno reso capaci di sopravanzare le altre specie animali; che siano la nostra capacità di camminare eretti, di fabbricazione e uso di strumenti, di sviluppo della massa cerebrale, di costruire relazioni sociali o dell’invenzione del linguaggio. Eppure siamo così abituati a considerare le nostre dotazioni umane come conquiste dovute al nostro faticoso (e lodevole) apprendistato per uscire dalla condizione meramente animale che l’idea di una loro presupposta opacità ci rende incerti e spaventati come lo sarebbe il primo della classe che si sentisse sospettato di aver copiato. Abbiamo forse barato? Non siamo stati i migliori come abbiamo sempre creduto?

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