La comunicazione antagonista: processi organizzativi

Primo Moroni | (Alfabeta n. 5 settembre 1979)

Per le analisi sull’editoria alternativa e antagonista da parte di Primo Moroni vedi anche:

– P. Moroni e B. Miorelli, Dieci anni all’inferno, Storia dell’altra editoria https://www.dinamopress.it/news/dieci-anni-inferno-storia-altra-editoria/

Vi è un passaggio nell’articolo di Maria Corti in cui, e questo e questo è straordinario per un’esterna, viene centrato perfettamente il problema di come collocare e interpretare il fenomeno dell’editoria alternativa (o marginale, o antagonista, o militante, ecc.) e cioè quando si dice che questi testi editoriali “non provengono dal ‘basso’, non denunciano la subalternità sociale, bensì un rifiuto sociale di cui si fa simbolo e modello esemplare la vicenda narrata, il testo scritto”.

A questa definizione aggiungerei che la stessa struttura tecnica, tipografica, distributiva, commerciale, rientra o tende a rientrare nel modello culturale stesso per cui si può dire che la creazione del testo, la sua produzione e veicolazione sono il frutto di un unico processo antagonista appunto e che come tale si dà formule organizzative ed economiche diverse e il cui sperimentalismo culturale ed economico si colloca come segmento in costruzione all’interno di una società complessa in crisi.

Fare quindi il bilancio di una realtà di questo tipo costringe a suddividere apparentemente in settori organizzativi aspetti diversi di un circuito culturale ed economico che è invece in realtà strettamente interdipendente nella sua trasversale disomogeneità.

Chiarito questo e premettendo che è a tutt’oggi impossibile (come è giusto che sia) fornire dati esaustivi di tipo statistico, si può tracciare un’arbitraria radiografia delle strutture organizzative dell’editoria autogestita. L’occasione per una riflessione di questo tipo ci è stata data dalla Prima Mostra dell’Editoria Diretta tenuta a Piacenza nell’ottobre ’78. (https://moroniecaronia.noblogs.org/intervista-a-primo-moroni-ottobre-1978/)

Partendo da questi dati e unendoli ad altri già conosciuti o successivamente verificati possiamo delineare un panorama di questo tipo:

  1. CASE EDITRICI

tra 90 e 130 (la fluttuazione tra le due cifre è determinata non tanto dai problemi economici, quanto da alcuni fattori strettamente legati ai bisogni reali:

1°) Fasi di grande sviluppo del “movimento” o della sua deriva/Vale per tutti il mov. 7.

2°) In relazione al punto 1°, la non codificabile volontà o bisogno di pubblicare.

3°) Le oscillazioni economiche delle strutture organizzative parallele (centri stampa, centri di distribuzione, librerie editrici).

La somma dei titoli circolanti era a Piacenza di 6/700 di cui circa 2/300 di letteratura o poesia con una forte preminenza della seconda.

  1. CENTRI DI DISTRIBUZIONE:

quelli organizzati sul territorio nazionale come diretta espansione della produzione antagonista sono 2: la Coop. Puntirossi e la Coop. NDE. In particolare la NDE è passata in 3 anni da un fatturato di 70/80 milioni al fatturato di 1 miliardo circa nel 1978.

Esistevano inoltre una serie di altri centri di distribuzione (una decina) assai più piccoli, ma non per questo meno utili, di cui è assai difficile quantificare il potenziale economico.

  1. LIBRERIE EDITRICI:

comprendendo  in questa definizione anche le Coop. Universitarie che sono andate via via ampliando il loro campo di intervento in questi ultimi 3 anni, sono una cinquantina le librerie con un forte collegamento al fenomeno dell’editoria diretta.

  1. CENTRI STAMPA:

è questo uno dei fenomeni più recenti la cui evoluzione è solo agli inizi, ma si può affermare fin d’ora che una decina di questi centri è funzionante con macchine off-set piane e che queste strutture hanno già una media capacità sia professionale sia di riproduzione economica.

Precisando ancora una volta la arbitraria suddivisione qui elencata (ad esclusione forse della Coop. NDE) diremo che in realtà queste strutture si intersecano spesso a vicenda in una interdipendenza funzionale la cui trasversalità con il movimento reale è il punto di pregio e di debolezza. Stante questa premessa ed aggiungendo a quanto elencato la componente in crescita dell’editoria “pirata” (vedi a questo proposito l’esauriente articolo di M. Grassi e G. Mazzone su Prima n. 65), si può approssimare un giro d’affari di circa 2 miliardi di cui un 20% coperto da letteratura, poesia o comunque da pubblicazioni, riviste incluse, che “contaminano” i generi.