Quinto e penultimo contributo in vista de La fine dell’uomo.
I conti con Darwin. Non si può che plaudire ogni volta che da sinistra si cerca di fare i conti con l’evoluzione darwinista, partendo, se mai, proprio da Marx e da quella, leggendaria o meno che sia, mancato dedica nel Capitale a Charles Darwin come fa Franco Berardi Bifo nell’articolo che qui riportiamo.
Non possiamo però esimerci dall’osservare che questi ‘conti’ rischiano, ancora una volta, di avvalorare l’idea “che il capitalismo neoliberale” sia l’”incarnazione sociale dell’evoluzionismo darwinista”. E che il ricorso a quella “forza più grande e più adatta a sopravvivere” rappresentata dalla coscienza non faccia altro che aggravare quell’infelice idea di un’evoluzione progressiva così lontana da quell’autentica concezione dirompente, per l’epoca (e lo è tutt’ora, evidentemente), che non lascia spazio alcuno a qualsivoglia possibilità di determinare direzioni, e di conseguenza strategie, atte a portarci verso un qualche presunto mondo migliore. Possiamo immaginare solo più mondi, e forse più coscienze, né migliori né peggiori, solo diverse. Unica speranza per poter ricominciare ancora una volta a ogni fine del mondo.
Quel salto oltre l’apocalisse
Franco Berardi Bifo
Non so quanto sia fondata la leggenda secondo cui Marx avrebbe voluto dedicare uno dei volumi del Capitale a Charles Darwin. Secondo Richard Carter, scrittore e fondatore del circolo degli amici di Darwin, «anche se Marx ammirava l’opera di Darwin, alcune delle sue tesi, in particolare il sostegno che Darwin diede alle teorie di Malthus, non lo convincevano. Per questo è molto improbabile che Marx abbia davvero considerato la possibilità di dedicare la sua opera a Darwin». Ciononostante è certo che Marx e Darwin furono in corrispondenza, e che Marx aveva per Darwin una grande considerazione intellettuale.
Tutti sanno però che nel corso del XX secolo Darwin è stato preso in ostaggio dalla scuola neoliberale, fortemente anti-marxista. L’evoluzione sarebbe infatti una questione di forza: il più forte, che poi significa il più adatto a sopravvivere in uno specifico ambiente, vince. E questo vale sia nel mondo naturale che nel mondo economico e sociale.
La modernità ha tentato di sottrarre la relazione tra esseri umani alla legge del più forte, cercando di sottoporla piuttosto a convenzioni linguistiche, etiche, politiche e legali. Ma l’esperienza mostra che la legge del più forte prevale ogni qual volta la relazione sociale si trasforma in conflitto. Cioè quasi sempre.
La lettura segue qui: HTTPS://NOT.NEROEDITIONS.COM/QUALE-SALTO-OLTRE-APOCALISSE/