Cronofagia, il capitalismo all’assalto del tempo

Il terzo “materiale” di warm-up, in vista dell’incontro (il quinto!) del prossimo 12 maggio, in compagnia di Giorgio Griziotti.

Conosco bene quella sensazione: dopo un certo periodo di tempo, con un gesto del tutto automatico, la mano scivola nella tasca, alla ricerca del cellulare. Facebook, Twitter, Instagram: è il primo rituale del mattino e l’ultimo della notte, e di mille altre volte durante la giornata, controllare le notifiche, la mail, le ultimissime news che non posso perdermi. FOMO, la chiamano gli esperti: Fear of missing out, paura di perdere qualcosa, come la notizia del momento.

È proprio scorrendo tra le news che me ne capita sott’occhio una particolarmente curiosa: andare in bagno di notte avrebbe un effetto negativo sulla produttività. Controllo che non sia qualche sito satirico, no, la fonte è affidabile e correlata pure di dati. Sembra assurdo, ma qualcuno ha davvero calcolato i costi economici di un’abitudine tutta umana e il suo (pesante) impatto sul PIL.

Questa “notizia” mi colpisce in particolar modo perché sto leggendo un libro che, illustrando il concetto di ipercapitalismo, lo definisce come “un sistema per il quale la redditività è il principio, la causa unica e il solo criterio dell’essere e del non-essere”. Vivere per consumare, consumare durante il tempo libero, devolvere il tempo libero alla produttività e non al caro vecchio otium, quell’attività slegata da ogni calcolo economico che Catone descriveva “oziare con dignità”.

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