Una mostra di Marisa Bello e Giuliano Spagnul.
Tecniche miste: fotografia, disegno, collage.
Dall’11 al 23 dicembre 2018
Dal lunedì al venerdì 9-13 e 14.30-18 sabato 10-13
Ibridare vuol dire mescolare cose diverse e porta con se, inevitabilmente, un senso di impurità, di contaminazioni che aprono a una prospettiva di futuro incerto e pericoloso. Non è un caso che i collage nascano come pratica sperimentale all’interno di quelle avanguardie artistiche che hanno sancito la frattura, mai più sanata, all’interno dell’arte tra un procedere progressivo di evoluzione stilistica e quella serie di catastrofi continue che dominano ormai da oltre un secolo il nostro attuale fare artistico. In uno spazio come La camera chiara che si pone, proprio per il suo nascere all’interno di un laboratorio di stampa chimica, al riparo dalla ormai totale egemonizzazione del mondo digitalizzato questo nuovo lavoro di ibridazioni tra fotografia, disegno e materiali vari vuole essere una nuova piccola tappa verso un’idea di creatività il più possibile libera dai dettami e dalle costrizioni che questa parola ha finito per assumere oggi. Un mondo in cui l’estetica sembra prefabbricata e pensata a proprio uso e consumo, che sembra voler produrre originalità ma che rimane invece invischiato dentro la ripetizione del sempre uguale che si vuole sempre diverso.
Fabbricare nuove immagini ha senso, per noi, solo nella sua accezione di creazione di possibili associazioni che permettano nuovi modi per vedere ciò che pur essendo visibile non è immediatamente percepibile.
È il vecchio gioco dell’arte, mai fine a se stessa, che stabilisce ponti tra il nostro sentire, empatizzare, collegare immagini a sensazioni e a nuovi significati, insomma a ibridare materia e pensiero per rendere possibile ciò che ancora non è ma che potrebbe essere.