Terzo contributo in attesa dell’Autodistruzione nucleare.
Collettivo “Un’Ambigua Utopia”
Lester Del Rey
Incidente nucleare (Nerves, 1956)
Incidente nucleare, benché sia stato scritto nel 1942 e ampliato in seguito a metà degli anni cinquanta fino a assumere la consistenza di romanzo, è forse tutt’ora l’opera più interessante e “seria” che sia stata prodotta all’interno della SF sul problema del nucleare. Tralasciando tutte quelle che sono inesattezze scientifiche – nel ’43 le centrali nucleari non esistevano se non come lontana ipotesi – il romanzo è interessante per la parte che riguarda sia la vita all’interno che all’esterno immediato di una centrale con tutti i problemi psicologici e pratici connessi, la reazione delle persone come le conseguenze fisiche, sociali e politiche di un “incidente nucleare”.
Il romanzo, ignorato per lo più anche rispetto a altre opere di Lester Del Rey (per esempio L’undicesimo comandamento), è un raro esempio di hard boiled science fiction che abbia mantenuto un notevole interesse e una drammatica attualità. Il nucleo centrale della trama riguarda infatti l’atteggiamento, visto con occhio non proprio benevolo, degli scienziati che in nome del benessere e del progresso dell’umanità cercano di sfruttare energie che non solo non conoscono e non comprendono fino in fondo ma che, alla resa dei conti, non sono assolutamente in grado di dominare. Il lieto fine, appesantito però dalla morte di una buona fetta di “mano d’opera”, è comunque amaro: non è la conoscenza che evita la catastrofe, ma un disperato ultimo tentativo che solo fortunosamente va a buon fine. Questo tema peraltro è stato affrontato poche volte e male dagli scrittori di SF. Di dopobomba e di guerre atomiche cataclismiche ne abbiamo piene le tasche. Ma il problema del pericolo che si annida dietro la ricerca pur pacifica di fonti di energia sempre più potenti e pericolose è evidentemente un argomento giudicato anche oggi troppo ostico per una letteratura “d’evasione”.