Il secondo contributo in vista del quarto incontro del ciclo #lafinedelluomo.
L’uno marzo 1979, nel corso della rubrica “Giovani-speciale energia”, è stato organizzato a Radio Popolare un dibattito aperto sul tema: il nucleare è rivoluzionario, il rivoluzionario è nucleare? Sono intervenuti: un redattore di “Un’ambigua utopia” e un rappresentante dei “Quaderni del territorio operaio per il contropotere metropolitano”, una rivista nata da poco tempo.
Ha aperto i lavori il redattore di “Un’ambigua utopia”: “Noi ci poniamo, decisamente, in posizione critica rispetto al movimento antinucleare, perché ci sembra che consideri la questione soltanto da un punto di vista puramente ecologico e separata da un contesto più generale.
“Noi dei “Quaderni del territorio operaio per il contropotere metropolitano” siamo vicini alle tesi di “Un’ambigua utopia”. E’ il tipo di posizione che abbiamo sostenuto anche al recente convegno di Genova: cioè i limiti ecologistici e in qualche modo istituzionali del movimento antinucleare in questo periodo,” ha ribadito il redattore dei “Quaderni”, Ma che cosa vuol dire “limite ecologistico”? Vuol dire che ci sin ferma a considerare l’interazione fra le centrali nucleari e l’ambiente solo da questo punto di vista, senza prendere in considerazione tutti gli altri aspetti del problema. Noi contestiamo tutta una serie di posizioni assunte in questi ultimi tempi dal movimento antinucleare per esempio riguardo il referendum e il comitato, che noi chiamiamo “Comitato paraistituzionale”. A noi non ce ne frega niente della consultazione popolare perché impedisce di elaborare dei controprogetti reali.”
Continua, in originale, a questo indirizzo.