Secondo contributo in vista del (secondo) appuntamento del ciclo La fine dell’uomo. Accordi, disaccordi e riflessioni di Giuliano Spagnul su «Il selfie del mondo. Indagine sull’età del turismo», l’ultimo libro di Marco D’Eramo (*)
Nel suo ultimo libro Il selfie del mondo1 Marco D’Eramo pronostica un futuro in cui si interrogheranno su “che cosa esattamente consistesse quell’attività che noi chiamiamo turismo” facendo il verso al Foucault che adombrava la stessa sorte per la follia. Il sottotitolo Indagine sull’età del turismo allude alla tesi di fondo del libro: “se il turismo definisce un’intera epoca, la nostra, allora quest’era, come tutte le ere, ha avuto un inizio e avrà una fine”; da qui la sensazione che più che un’indagine sulla contemporaneità, sui mali del turismo e sul cosa fare per (se non proprio eliminarli) attenuarli, all’autore preme di più capire quale futuro ci aspetti una volta che la macchina industriale del turismo abbia cessato di macinare a modo suo quelle esigenze, quei bisogni e quella “fame di mondo” che di volta in volta le storiche invenzioni umane vanno a soddisfare. Potrebbe essere definita una guida turistica all’età del turismo, un manuale per districarsi fra i luoghi comuni, i pregiudizi e anche i “razzismi” che imperversano ogni volta che si ha a che fare con questo particolare mondo; che si abbia a che fare coi turisti o si sia noi stessi turisti.
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